06 maggio 2009

INCONTRO CON LA STORIA: SHLOMO VENEZIA


INCONTRO CON LA STORIA: SHLOMO VENEZIA

Martedì 28 e mercoledì 29 aprile, Shlomo Venezia racconta ad adulti e ragazzi la sua drammatica esperienza di sopravvissuto ad Aushwitz, testimonianza che ha raccolto nel libro autobiografico Sonderkommando Auschwizt.
Dopo anni di silenzio, nel 1992 ha cominciato a raccontare la sua vita nel lager.
Ebreo di nazionalità italiana, nato a Salonicco in Grecia, nel 1944 fu deportato con la madre, il fratello, le sorelle, alcuni parenti ed amici nel campo di Auschwitz-Birkenau, convinti almeno all’ inizio, di andare in un campo di lavoro, ma già al confine della Grecia, un giovane ferroviere, con voce sommessa, mentre il treno è fermo e sfidando le feroci SS,raccomanda loro di fuggire perché saranno portati in un luogo da cui non potranno più tornare, invece il viaggio riprende. Per 11giorni, il triste carico di uomini,donne, bambini percorrerà chilometri e chilometri verso la morte con pochi viveri: carote, uva passa,un bidone di acqua, chiusi in un vagone merci, senza lavarsi, senza un minimo di intimità, con poca aria per respirare e tanta paura, suo fratello , racconta, medita di fuggire, ma le urla disperate dello zio lo fanno desistere. Arrivati nel campo di sterminio, sono privati immediatamente di tutto ciò che hanno con sé, sono divisi, donne e bambini da una parte, uomini e ragazzi dall’ altra, è il primo momento di grande dolore, la separazione dalla madre, spogliati dei loro abiti e rivestiti con la divisa a strisce magari non della taglia giusta, vengono rapati a zero e marchiati con il numero di matricola che diventerà il loro nome. Poi si chiede loro che lavoro sanno fare e lui, come altri dice di fare il barbiere, invece viene assegnato ai corpi speciali, con altri deportati avrà l’ incarico di accompagnare gruppi di prigionieri nelle camere a gas, li aiutavano a svestirsi, poi, una volta morti, dovevano tagliare loro i capelli, recuperare gli indumenti, estrarre i denti d’oro, ma soprattutto trasportare i corpi nei forni crematori.Erano condannati a vivere queste disumane sofferenze senza poter fare altro che eseguire gli ordini, non venivano mai in contatto con gli altri prigionieri del campo, lavoravano e dormivano nei crematori.
La sua è una narrazione lucida, di una persona che ha sofferto, che non sa ancora oggi spiegarsi come è potuto sopravvivere alla follia nazista, un miracolo lo ha salvato dall’ essere eliminato perchè non potesse mai testimoniare con i suoi ricordi.Lui, oggi è la memoria che rende omaggio a chi non c’è più, alla sua famiglia in parte sterminata,è il monito a chi nega l’ Olocausto. Dopo l’ evacuazione del campo, perché stavano arrivando i Russi, incomincia il ritorno, la marcia della morte, con un periodo trascorso a Mathausen ed in altri campi, infine il ritorno in Italia, dove inizia la lunga riabilitazione fisica e psichica, deve riabituarsi ad una vita normale, a stare con gli altri, a recuperare le forze, ci vorranno anni e una lunga permanenza in sanatorio.
Mentre racconta queste esperienze, il silenzio in sala è quasi irreale, la sua struggente narrazione coinvolge ed emoziona tutti, perciò quando chiede di fare domande non è facile parlare e chiedere,ma ciò che ha maggiormente colpito è stata l’ attenzione dei ragazzi, anche i più turbolenti, hanno seguito come non era mai successo prima le sue parole ed hanno applaudito con calore questo nonno che, invece delle favole ha parlato loro degli orrori della guerra, usando però parole tenui come se non volesse spaventarli.Il Preside che lo ha accompagnato nei due interventi lo ha ringraziato a nome di tutti, raccomandando :”ciò non succeda mai più”, alle sue parole si sono unite quelle del Sindaco che, martedì sera, ha ricordato la celebrazione del 25 aprile appena trascorso, dei valori della democrazia, della libertà di cui oggi noi godiamo perché uomini come Shlomo Venezia con il loro immane sacrificio, lo hanno consentito.

Comments: Posta un commento



<< Home

This page is powered by Blogger. Isn't yours?